titolo

lunedì 7 novembre 2016

How No Man Was Written #0



CONDIVIDI FACEBOOK TWITTER GOOGLE+




Com'è nato No Man? L'unica risposta sincera e possibile a questa domanda è "Boh, è nato!"

Ovviamente, qualcosa su questo libro e su di me (che ne sono parte) può essere detta e proverò a farlo in questa serie di post. Nella speranza che ci sia qualcuno dall'altro lato dello schermo.

No Man è nato in un contesto sociopatico. Era il 4 gennaio del 2011, in casa mia era in corso una festa e io me ne stavo nella mia camera, da solo davanti al computer, un po' annoiato. Di quelle noie che non sai dove ti porteranno, probabilmente a nulla. E invece quella noia mi portò a No Man. Il suo titolo è sempre stato questo, per una specie di gioco che poi ha assunto un significato maggiore, che spero sarà chiaro dopo la lettura. 
Quella sera quindi ero alla mia scrivania, in una casa affollata ma allo stesso tempo vuota. Non era la prima volta che provavo a scrivere.

Sin da piccolo, l'emulazione ha avuto un ruolo fondamentale nella mia vita: dopo aver visto Apollo 13 volevo fare l'astronauta, dopo Toro scatenato volevo fare il pugile, dopo Scream invece ero convinto che il serial killer fosse un lavoro tutto sommato dignitoso. Lo stesso meccanismo mi spingeva a farmi crescere il codino come Baggio, a provare a tirare le punizioni come Roberto Carlos o in porta a tuffarmi come Taglialatela (lo so, non è un granché come eroe). 




Con la scrittura non è andata diversamente. 
La prima volta che ho scritto qualcosa in vita mia avevo 12 anni. Non sono stato un ragazzo prodigio in nulla, meno che mai nella scrittura e nella lettura. A 12 anni leggevo poco. Poi comprai in edicola Il mastino dei Baskerville, che cambiò la mia vita come lettore. Arthur Conan Doyle è stato il mio primo amore letterario, il primo che mi ha portato a spendere la paghetta in edicola o in libreria. Nella stessa estate ne uscì fuori il detective J. M. Vanverate: la prima cosa che abbia mai scritto, il primo racconto che abbia mai portato a termine. E per i successivi 13 anni non ho portato a termine altro. Dopo quel primo minuscolo tentativo di scrittura, sulle orme di Doyle, ne sono seguiti molti altri, tutti naufragati, ogni volta ad imitazione di un qualche grande autore che conquistava la mia fantasia di lettore: Bram Stoker a 13 anni, Irvine Welsh e Bret Easton Ellis a 16, Giovanni Verga a 19, Luigi Pirandello a 20, Kurt Vonnegut a 21, per fare qualche esempio. Nel mio cassetto non ci sono romanzi che non ho avuto il coraggio di mostrare o che attendono il momento giusto: nella mia vita ho portato a termine solo un racconto a 12 anni che ho conservato, uno a 20 anni che ho cestinato e No Man. Per il resto, solo un mucchio di idee poco più che abbozzate, che forse riprenderò e forse no. 




Torniamo al 4 gennaio del 2011. No Man iniziò con quello che oggi è il secondo capitolo della prima parte - "Quei farabutti di Hanna & Barbera" - e il motivo è semplice: lo riciclai da un altro romanzo. Qualche mese prima avevo iniziato ad abbozzare un romanzo dal titolo improponibile: Un bicchiere di whisky, una foto vuota e una penna senza inchiostro. Quel romanzo - appena 10 cartelle scritte e presto finito nel dimenticatoio - aveva come protagonisti un detective, un fotografo e un giornalista e soprattutto una città, Goodmorning. Comunque, nel giro di poche settimane lascio perdere e me ne dimentico. Non mi dimentico però del detective, James Rufini, del capitolo in cui veniva presentato e della città. Mi restano appiccicati addosso e l'unico modo che ho per liberarmene è scrivere. Decido così di ripartire da quelle poche cose che mi sembravano essere buone. Sistemo il capitolo e comincio a ragionare sulla storia. Spunta fuori un altro personaggio, Kirk Wayne, uno stalker. Mi dico "presentiamolo" e comincio a scrivere di lui, decidendo di dedicargli il primo capitolo del libro. Inizia con un'introduzione sulla falsariga de Il grande Lebowski, con tanto di voce narrante e ironia ogni due parole. È stata lì per tre anni, poi l'ho cestinata. Passano i giorni, scrivo un altro capitolo che riguarda ancora una volta Kirk Wayne. Anche quello non lo leggerete, dopo tre anni ho buttato via pure quello.
Questo per dire che No Man ha avuto una genesi movimentata, poco lineare, fatta di ripensamenti, di modifiche, di tempistiche
strane. L'ho iniziato quando frequentavo l'università, dedicandoci un paio di pomeriggi a settimana. Poi ci sono state pause che sono durate settimane, addirittura mesi (una volta è passato quasi un anno senza scrivere una parola) riprese varie, altri progetti che entravano a gamba tesa nella mia testa e poi ne scivolavano via: solo tra l'estate del 2014 e l'aprile del 2015 c'è stato un impegno costante, quotidiano, che mi ha portato alla scrittura di circa il 60% del materiale e alla revisione del tutto. L'ho scritto senza seguire un ordine cronologico, ma seguendo l'istinto, gli umori, scrivendo le scene separatamente per poi montarle in seguito (e in questo il mio metodo di scrittura non è cambiato). 
La scrittura e la revisione di No Man mi ha tenuto quindi impegnato, tra alti e bassi, per oltre quattro anni. È facile immaginare quanto No Man mi sia entrato dentro, anche perché da una breve storia con tre protagonisti che prevedevo dovesse essere meno di 150 pagine si è trasformata in un primo capitolo (autoconclusivo) di una eventuale saga, di 280 pagine, con mezza dozzina di protagonisti e una dozzina buona di comprimari, con un intreccio ben più fitto del progetto iniziale.
No Man, dunque, è stata un strada lunga, piena di curve e incroci che mi hanno costretto a fare molte scelte. Questa strada però da qualche parte mi ha condotto: alla consapevolezza di voler scrivere. Non è una cosa da poco, ci ho messo un anno e mezzo per capirlo, per decidermi ad accettare le rinunce, i sacrifici, le delusioni che questa scelta comporterà.

In questi anni è cambiato il libro, in parte io, ma alcuni riferimenti culturali non sono cambiati.
Nella letteratura: Irvine Welsh, Bret Easton Ellis, James Ellroy, Stephen King, Charles Bukowski, Kurt Vonnegut sono il nucleo centrale a cui si aggiungono e si sottraggono di mese in mese nuovi autori.

Nel fumetto, che forse mi ha influenzato più della letteratura: Carlos Sampayo, Frank Miller, Garth Ennis, Brian Azzarello tra i tanti.

Nel cinema: Sergio Leone, Alfred Hitchcock, Quentin Tarantino, i fratelli Coen, Martin Scorsese, Guy Ritchie per citarne alcuni.

Nelle serie tv, che forse mi hanno influenzato più di ogni altra espressione artistica: The Wire, i Soprano, The Shield, Fargo, Generation Kill tra le molte.

Cosa sono io di fronte a questi grandi nomi e a queste grandi opere?
Un signor nessuno. Semplicemente uno che in molti momenti della sua vita si è ritrovato in loro compagnia e li ha sentiti vicini, in grado di dargli quella pacca sulla spalla di cui in quel momento aveva disperatamente bisogno. Nel momento in cui ho provato a creare anche io qualcosa, non ho potuto non guardare a loro. Non ho potuto fare a meno di considerarli come dei punti di riferimento, da studiare e da cui provare a trarre il meglio. 

Ed è stata la voglia di raccontare e la necessità (psicologica ed emotiva) di trovare qualcuno che ascoltasse questa storia che mi ha spinto e mi spinge a scrivere, a impegnare energie e tempo in questa attività che è stressante, economicamente illogica e, a tratti, socialmente deplorata (parliamo sempre di scrittura di genere: leggete No Man e capirete). Soprattutto è un'attività che ti costringe a metterti in gioco, ad esporti, nella consapevolezza che non potrai piacere a tutti.

Ora, se siete in attesa della gran chiusura, mi dispiace deludervi: non c'è. Sono solo pensieri e chiacchiere libere e sarà così anche nei prossimi post di questo How No Man Was Written. Appuntamento tra una settimana: parlerò un po' dei primi capitoli.

Hasta la vista, Man!

P.s. 10 punti a chi indovina la citazione nel titolo del post. È facile.


***

Per essere sempre aggiornati sulle novità di No Man, potete seguire la pagina facebook dedicata al libro o la pagina facebook di questo blog.

Se volete seguire l'autore (cioè me):

Facebook - Instagram - Twitter - G+ 

Link utili:

















CONDIVIDI FACEBOOK TWITTER GOOGLE+

Nessun commento:

Posta un commento

Blogger Widget