L’ultimo film di Snyder ha qualcosa
da dirci sullo stato attuale del cinema. Al di là del giudizio sul film (che
sarà qui comunque espresso) e delle personali valutazioni, con questa pellicola
emergono in tutta la loro forza fenomeni che vanno avanti da anni e alcuni
elementi che forse ci dicono qualcosa su quanto accadrà.
La guerra fredda, parte 1
C’è un bel libro del sociologo Manuel
Castells che si intitola Volgere di millennio. Tra le tante cose di questo
saggio, si sostiene dati alla mano che l’URSS – una delle più strabilianti e
influenti realtà politiche della storia dell’uomo – sia caduta per debolezze
interne portate a galla ed esasperate dalla frizione continua con gli USA.
All’inizio degli anni ’80 l’URSS era prima al mondo per produzione di acciaio,
cemento, petrolio, fertilizzanti, ghisa, trattori e la sua sfera di influenza
era più estesa che mai. Nonostante questi primati, era in enorme ritardo su
quelli che nel decennio precedente erano diventati importanti settori del
sistema produttivo mondiale e la cui importanza sarebbe schizzata alle stelle
nei decenni successivi: elettronica, chimica fine, biotecnologie, informatica.
In quest’ultimo campo, nel 1990 (poco più di un anno prima del definitivo
scioglimento dell’URSS) i sovietici avevano già accumulato un ritardo di circa
20 anni sui concorrenti americani e giapponesi. In realtà negli anni '50 e '60
l’industria informatica dell’URSS non solo era stata a passo, in alcuni settori
aveva addirittura superato quella statunitense. Ma negli anni ’70, sfreccia il
treno della rivoluzione informatica, il governo statunitense ci salta su,
quello sovietico resta a terra a guardare per motivi sociali, economici e
militari, nonostante possedesse un certo know-how acquisito nei due decenni
precedenti.
Per farla breve, nel 1968 i sovietici producono una macchina
potente come il BESM-6, ma gli Stati Uniti tre anni prima hanno realizzato
l’IBM 360, da quel momento il governo sovietico dà ordine di applicare la
strategia del reverse engineering: aspettare che un software o un hardware
fosse lanciato sul mercato americano, venirne in possesso, copiarlo. Questa
strategia generò ritardi, brutte copie, situazioni paradossali, fallimenti e
disastri economici [1].
Veniamo al cinema. USA = Disney. URSS
= Warner Bros.
La storia moderna dei cinecomics conosce tre date fondamentali: 2002, 2008, 2012.
2002. L’uscita del primo Spider-man,
diretto da Sam Raimi, prodotto dalla Columbia Pictures, che è proprietà della
Sony. Il successo del primo capitolo della trilogia aprì le porte al fenomeno dei
cinecomics negli anni 2000, che da lì in poi è cresciuto in una maniera
incomparabile con le episodiche iniziative degli anni ’80 e ’90.
2008. Dopo una serie di film per lo
più dai gusti discutibili e dagli incassi poco esaltanti portati avanti principalmente da
Warner, Fox e Sony, arriva una doppia svolta. Da un lato la
Warner sforna The Dark Knight, primo film supereroistico a superare il miliardo
di dollari di incassi; dall’altro la Disney scende in campo avviando la fase 1
del Marvel Cinematic Univers (MCU). A questa data, la Warner ha dato una
incredibile dimostrazione di forza con un film apprezzato da pubblico e
critica, cambiando completamente il proprio target di riferimento e i toni dei
propri cinecomic.
2012. La fase 1 del MCU termina con
The Avengers, con un successo strepitoso che cambia le carte in gioco di tutta
Hollywood e rende chiaro agli studios che la barca resterà a galla grazie ai
cinecomics. Il rapporto tra Warner/DC e Disney/Marvel è a questa data del tutto
ribaltato. La Disney decide di lanciare una nuova sfida attraverso il progetto
capitanato da Whedon che ha come parole chiave: serialità, brand crossover,
grossi budget. La Warner si lancia all’inseguimento della Disney e anziché
continuare nella via tracciata da Nolan - fatta di una certa autorialità applicata
a personaggi dell’immaginario collettivo, universi chiusi in sé stessi,
serialità non serrata - prende del lavoro di questo solo l’aspetto più blando (il tono
gritty, le atmosfere cupe) e applicarle al progetto Justice League che ha
inizio nel 2013 con Man of Steel. Quello che sperava la Disney era di
impantanare la sua principale concorrente in questo folle inseguimento e ci è
riuscita, con una Warner che nel 2016 ha la strategia produttiva e creativa che
la Disney aveva quattro anni fa e che intanto questa ha abbandonato. Batman vs
Superman dietro i numeri che la Warner sciorina, e che molti spettatori e siti
interpretano con più di un errore, è il primo inequivocabile tassello della sconfitta della Warner
in questa guerra fredda cinematografica. Come l’URSS degli anni ’80, dietro la
forza c’è la debolezza ed emerge nel confronto con un avversario che manda in
tilt le sue strategie.
Batman vs Superman
La Warner entrò nel nuovo millennio
con uno dei più grandi risultati cinematografici della storia del cinema, dal
punto di vista economico: la trilogia de Il Signore degli anelli. La
trasposizione della trilogia tolkeniana fu un vero miracolo: prodotta con
budget da anni ’90, realizzò incassi da anni 2000, raggiungendo un livello
qualitativo visivo ancora oggi più che valido, forte di un ricchissimo
merchandising e licensing, di una ricaduta sull’home video elevatissima, con un
importante ruolo nello sdoganamento della cultura nerd e nella sua proficua
trasformazione da cultura di nicchia a cultura di massa. Attraverso la sua
sussidiaria, la New Line, la Warner per tre anni di fila riuscì a dominare il
box office con i tre capitoli costati (come sola produzione) 94 milioni di
dollari ciascuno, con un box office di 871 milioni per La compagnia
dell’anello, 926 per Le due torri, 1 miliardo e 119 milioni per Il Ritorno del
Re. La Warner sembrava quindi aver trovato la formula perfetta, dove un
production budget di circa 282 milioni (che attenzione NON corrisponde con il
costo totale di un film, vedi sotto) procurava un box office mondiale di quasi
2,9 miliardi di dollari, a cui vanno aggiunti gli incassi di dvd e digital
stimati in 2,4 miliardi [2], merchandising e licensing stimati tra 660 milioni e 1,2 miliardi [3], diritti televisivi e quant’altro.
La Warner bissò il successo
con gli otto film di Harry Potter. Qui però la strategia produttiva fu già
diversa. I capitoli di questa seconda saga sono costati tutti più di quelli del
Signore degli Anelli, con gli ultimi che costarono addirittura 250 milioni
ciascuno, realizzando boxoffice in linea con la saga del Signore degli Anelli. Harry
Potter è però stato oggetto di uno sfruttamento come pochi altri prodotti nella
storia con un merchandising del valore stimato di oltre 7 miliardi di dollari.
Solo il merchandising. [4]
Da allora la Warner ha cercato di
replicare il risultato delle due saghe, che di fatto le hanno permessa di
continuare ad essere nel nuovo millennio il principale concorrente della
Disney. In quest’ottica ha accettato la sfida dei cinecomic. Con il successo
della trilogia di Nolan, come detto, la Warner si è lanciata all’inseguimento
della Disney per creare la sua Justice League. I risultati sono stati, economicamente parlando, disastrosi in alcuni casi (come Green Lantern), poco
esaltanti in altri (Man of Steel). Si arriva dunque a Batman vs Superman: Dawn
of Justice, che unisce i due più importanti e potenzialmente remunerativi brand
supereroistici della Warner, con il preciso intento di fare da traino al resto
dell’universo dei personaggi DC: Wonder Woman, Aquaman, Flash, Cyborg e Suicide
Squad in primis.
Oltre al problema economico che
analizzeremo più sotto, c’è un secondo problema riguardante Batman vs Superman:
è un film che a stento regge sé stesso, figurarsi un universo di personaggi.
Perché al di là del marketing, delle strategie di mercato e tutto il resto, i
capitoli delle saghe del Signore degli Anelli e di Harry Potter avevano in
comune l’essere dei buoni film, con sceneggiature curate, solide regie, in grado
di mettere insieme un pubblico di massa senza spaccarlo e guadagnarsi gli apprezzamenti
della critica. Batman vs Superman è invece un prodotto che non riesce a fare
questo. Ci sono alcuni elementi positivi: un convincente Ben Affleck nelle
vesti di Batman (non tanto in quelle di Bruce Wayne); una colonna sonora che ha
i suoi validi momenti nonostante una certa tendenza a ripetersi sviluppata da
Hans Zimmer negli ultimi anni; una fotografia a tratti ispirata, che riesce a
trasmettere un velo di epicità. Accanto a questi pochi elementi positivi, c’è
una lunga serie di passi falsi: buchi di sceneggiatura enormi, imbarazzanti in
alcuni casi, che si accumulano rovinosamente nelle due ore e mezza di film;
incongruenze grandi e piccole; scarsa caratterizzazione dei personaggi; vere e
proprie travisamenti; mancanza totale di ritmo; espedienti narrativi (sogni
vari ed esperienze pseudo-spirituali) abusati e vecchi; dialoghi piatti;
superficialità totale in ogni tema trattato; CGI deludente; prove attoriali non sempre esaltanti e altro ancora. Inutile dilungarsi, web e stampa sono stracolmi di
recensioni in cui vengono messi in evidenza i numerosi difetti di questa
pellicola.
Ci sono nel film oggettivi e
innegabili problemi qualitativi, a partire dall’incontestabile debolezza della
sceneggiatura. Non che il film non sia piaciuto, ma è evidente quanto abbia
diviso il pubblico, quanto sia grande il divario tra critica e pubblico. Basta
farsi un giro, con il dovuto senso critico e la consapevolezza che internet non
è la realtà, su un qualsiasi sito che raccolga opinioni.
The Avengers, con il quale il confronto è
d’obbligo perché i due film hanno un ruolo assai simile nell’economia dei loro
universi, fu prima di ogni cosa un film pensato per mettere d’accordo. Aveva i
suoi difetti, i suoi momenti buoni e quelli meno buoni, ma era un film studiato a
tavolino per non dividere il pubblico, per ottenere un consenso unanime su
alcuni personaggi e aspetti del film e del progetto del Marvel Cinematic Universe. Batman vs
Superman ha invece fallito in questa sfida e ciò mina le sue possibilità di
creare un pubblico per i personaggi che verranno. L’altra grande differenza tra
The Avengers e Batman vs Superman è la capacità del primo di creare affezione
e interesse verso ognuno dei sei personaggi del gruppo: questo film invece
manca totalmente della capacità di generare empatia nei confronti del trio
protagonista e degli altri personaggi. Ancora una volta l’unico ad avere un
appeal è il personaggio di Batman, forte della sua tradizione cinematografica, televisiva
e fumettistica. La sensazione è che senza Batman - se questo film fosse stato
Man of Steel II anziché Batman vs Superman - non avrebbe staccato un solo
biglietto in più rispetto al Man of Steel del 2013, anzi. Questo film conferma
quanto l’universo DC al cinema sia batman-dipendente. Ora, a meno che non
avremo un Batman infilato a forza in ogni pellicola, sarà molto difficile che
il DC Extended Universe avrà i numeri per autosostenersi. Come una squadretta di provincia con un solo forte attaccante: potrà mirare a finire il campionato in zona Europa League, non a vincere la Champions.
Ma veniamo ai numeri, perché la
partita si gioca lì.
Quanto costa un film – Quanto guadagna un film
In rete impazza l’operazione Box
Office MENO Production Budget UGUALE guadagni della casa di produzione, in
questo caso la Warner.
È totalmente errata.
Partiamo dai costi. Le cifre che
solitamente si trovano su siti come Boxofficemojo o Wikipedia, tratte da
dichiarazioni e stime, indicano unicamente il costo di produzione. Ma un film
non va solo prodotto, va anche “piazzato”: vale a dire pubblicizzato,
distribuito. Le cifre per queste operazioni sono estremamente alte quando si
tratta di film (come quello in questione) il cui solo budget di produzione è
intorno ai 250 milioni di dollari. Per limitare il rischio di un flop, il film
va pubblicizzato attraverso gigantesche campagne di marketing, distribuito in
maniera capillare – per intenderci almeno 4000 sale nel solo territorio degli
Stati Uniti. Questo fa aumentare, insieme ad altre voci, decisamente il costo
totale di un film. Stime attendibili del costo di Batman vs Superman
difficilmente saranno disponibili prima di qualche mese, ma possiamo guardare ad alcuni film distribuiti in anni recenti dallo sforzo produttivo simile e dalle
stesse pretese commerciali per farcene un'idea:
Star Wars VII: Il risveglio della forza,
2015, ha avuto un costo di produzione stimato tra i 200 e i 245 milioni e ha raggiunto
un costo totale stimato in 700 milioni [5]
Avengers: Age of Ultron, 2015, con un
costo di produzione di 250 milioni di dollari ha raggiunto un costo totale
stimato di 660 milioni. [6]
The Amazing Spider-Man 2, 2014, con
un costo di produzione di 255 milioni di dollari ha raggiunto un costo totale
stimato di 570 milioni. [7]
Alla luce di questi esempi è lecito
ipotizzare che Batman vs Superman: Dawn of Justice che parte da un costo di
produzione di 250 milioni sarà costato in totale almeno 600 milioni, se non di
più. Quindi tenete a mente questa cifra e passiamo all’altro elemento della
nostra equazione: il guadagno.
Il prezzo del biglietto, com’è facile
immaginare, non ritorna per intero al produttore ma decurtato di una
percentuale in base al territorio. Approssimativamente, le stime delle
percentuali sono le seguenti. Un guadagno del 50-55% sull’incasso in territorio
statunitense (domestic), un guadagno del 25% sull’incasso cinese, un guadagno
del 35-40% negli altri paesi del mondo (foreign). Dopo 10 giorni di
programmazione (2 weekend + 4 giorni infrasettimanali), Batman vs Superman ha
incassato un totale di 683 milioni, di cui 260 negli USA, 96 in Cina, 326 nel
resto del mondo. Andando ad applicare le percentuali di cui parlavamo sopra
abbiamo un guadagno dopo dieci giorni non superiore ai 297 milioni (143 negli
USA + 24 in Cina + 130 nel resto del mondo), circa la metà del costo totale
ipotizzato. Ovviamente il dato del box office è ancora parziale, ma ci sono
alcuni segnali negativi che fanno presagire che non ci sarà una “volata”.
Vediamone alcuni, confrontando Batman
vs Superman con gli altri 12 cinecomic della storia del cinema che hanno avuto
un production budget di almeno 200 milioni.
Nei precedenti, l’incasso domestic,
di cui abbiamo visto l’enorme importanza, nei primi 10 giorni è tra il 58% e il
76% del domestic finale. Una percentuale bassa (il 58% di The Dark Knight) è
indice di un film che riesce a riscuotere interesse nel tempo, a permanere
nelle sale, a superare la prova del passaparola del pubblico e il fuoco della
critica. Un alta percentuale, come il 76% di Green Lantern è segno di un
pubblico attirato nei primi giorni per curiosità o per capacità di marketing e
di un afflusso che si esaurisce rapidamente, probabilmente per delusione e
disattesa. Se Batman vs Superman dovesse rientrare in questo range, secondo mie
personali stime:
- Nel migliore dei casi, chiuderebbe
con un domestic di quasi 450 milioni e se l’attuale rapporto domestic/foreign
continuerà ad essere rispettato con un worldwide di 1 miliardo e 180 milioni.
Con un profitto derivante dal boxoffice stimabile in 515 milioni di dollari
(247 USA + 40 Cina + 228 resto del mondo).
- Nel peggiore dei casi, chiuderebbe
con un domestic di 340 milioni e un worldwide (sempre nel rispetto dell’attuale
rapporto domestic/foreign) di 890 milioni. Con un profitto derivante dal
boxoffice stimabile in 390 milioni di dollari (187 USA + 30 Cina + 172 resto
del mondo).
È ovviamente difficile dire con
esattezza in quale punto tra i due poli cadrà il film. Alcuni dati lasciano
pensare che sia più vicino a quello negativo che a quello positivo
o comunque non oltre un punto di mezzo. Volendo fare una scommessa, azzarderei tra 950 milioni e il miliardo. Ovviamente questa lascia il tempo
che trova.
Ma continuiamo nella nostra analisi, andando ad analizzare i dati “preoccupanti” – ancor più se si considera che il film è stato fatto uscire saggiamente
in una data priva di concorrenti. Sempre nel confronto con gli 11 cinecomic
con budget di produzione di almeno 200 milioni [8]:
La progressione primo week-end, quattro giorni
infrasettimanali, secondo weekend nel domestic [9]:
È facile, confrontando la colonnina
blu e quella verde, notare come siamo di fronte alla più grande erosione di
pubblico tra il primo e il secondo weekend di un kolossal cinecomic. Tra i
cinecomic presi in analisi, quelli che hanno registrato nel weekend di apertura
un incasso domestic superiore ai 150 milioni di dollari, hanno poi incassato
nel secondo weekend tutti più di Batman vs Superman. Il cinecomic che ha avuto
la prestazione più simile è Spider-man 3, che chiuse con un worldwide di 890
milioni, che corrisponde alla stima pessimista che ho indicato sopra. Personalmente
credo che supererà tale cifra essenzialmente grazie al mercato cinese che nel
2016 è ben più florido e ricettivo rispetto a quello che Spider-man 3 aveva nel
2007.
Anche mettendo a confronto la colonnina rossa con quella verde è facile notare un altro record negativo, in cui il secondo weekend recupera di pochissimo sui giorni infrasettimanali. È possibile interpretare questo dato come una vittoria del marketing nel primo weekend, che però si scontra con la realtà e con i numerosi pareri negativi nel resto dei sette giorni. Lo stesso primo weekend, dietro un’immagine di forza nasconde una certa debolezza con il drop (calo tra il venerdì e la domenica) più elevato della storia dei cinecomic.
Anche mettendo a confronto la colonnina rossa con quella verde è facile notare un altro record negativo, in cui il secondo weekend recupera di pochissimo sui giorni infrasettimanali. È possibile interpretare questo dato come una vittoria del marketing nel primo weekend, che però si scontra con la realtà e con i numerosi pareri negativi nel resto dei sette giorni. Lo stesso primo weekend, dietro un’immagine di forza nasconde una certa debolezza con il drop (calo tra il venerdì e la domenica) più elevato della storia dei cinecomic.
L’altro dato che rende lecite alcune
preoccupazioni è quello del guadagno per copia distribuita, nell’arco dei primi dieci
giorni. Come è possibile vedere nello schema sottostante, dove ho confrontato i dati di Batman vs Superman con i cinecomic che hanno incassato più di 1 miliardo di dollari, BvS (linea blu)
deteneva nel primo giorno il secondo miglior dato di sempre, mentre già al
terzo giorno il suo valore è crollato all’ultimo posto; è rimasto tra l'ultimo e il penultimo posto nei giorni infrasettimanali e poi di nuovo stabilmente ultimo
nel secondo weekend.
Questi due schemi fanno pensare che il
boxoffice di BvS non tenderà alla stima massima che ho indicato prima.
Si è detto
prima che nella stima massima, la Warner guadagnerebbe 515 milioni di dollari,
mancherebbero quindi 85 milioni al costo totale del film che abbiamo
ipotizzato. Ovviamente la Warner non chiuderebbe in rosso: al guadagno derivante
dal boxoffice vanno aggiunte altre voci di guadagni come home enterteinment,
pay-per-view, pay tv, diritti per le tv in chiaro. È difficile dire quanto
queste voci frutteranno nel caso di BvS, ma anche questa volta possiamo
guardare ad alcuni esempi del passato. Per Avengers: Age of Ultron, le voci sopraelencate sono state stimate in 450 milioni di dollari. Se la proporzione
tra il boxoffice worldwide di Batman vs Superman e Avengers: Age of Ultron sarà
rispettata anche in queste altre voci, possiamo stimare (a livello puramente
indicativo) un guadagno tra i 280 e i 370 milioni. Sommando queste voci al
guadagno reale derivante dal boxoffice, Batman vs Superman dovrebbe realizzare
secondo le mie stime entrate totali da un minimo di 670 milioni a un massimo di
885 milioni. A queste cifre va sottratto il costo totale che abbiamo stimato in
600 milioni: il profitto di Batman vs Superman dovrebbe essere quindi tra i 70
milioni e i 285 milioni. E per i motivi visti sopra, è più probabile che si avvicini
alla cifra più bassa che a quella più alta.
C’è un dato, il cash on cash return,
che permette di valutare la prestazione di un prodotto e se il guadagno vale il
rischio dell’investimento. Si calcola dividendo gli incassi totali e il costo
totale. Nella migliore delle nostre ipotesi Batman vs Superman avrebbe un Cash
on Cash return di 1.47 (885/600), nella peggiore delle ipotesi la cifra sarebbe
appena di 1.11 (670/600). Per offrirvi dei termini di paragone: Avengers: Age of Ultron
ha chiuso con un coefficiente stimato in 1.58, Guardians of The Galaxy con 1.39,
Captain America: The Winter Soldier con 1.35, Ant-Man con 1.31. Un film nei
fatti fallimentare come The Amazing Spider-Man 2 ha registrato un Cash on Cash
return stimabile in 1.12 [10].
La guerra fredda parte 2
Cosa ha fatto di diverso la Disney
con i suoi diritti Marvel che al momento la pone in una posizione vantaggio?
Innanzitutto ha puntato tantissimo
sulle due voci che difficilmente compaiono nei bilanci diffusi, ma che hanno
una importanza fondamentale: merchandising e licensing. Applicando tutta la sua
esperienza in questo campo accumulata nei decenni passati, la Disney ha
ottenuto risultati impressionanti, che quasi oscurano quelli cinematografici,
rendendoli economicamente quasi una sorta di trampolino di lancio. Uno dei
campi di battaglia principali su cui la Disney gioca la sua guerra fredda con
la Warner è appunto quello del merchandising/licensing, che da un lato porta gli
spettatori ad acquistare prodotti derivati dal film, dall’altro porta nuovi
spettatori al cinema reclutandoli soprattutto nelle fasce anagraficamente più basse. Alcuni
numeri per renderci conto di cosa si sta parlando: dal 2010 al 2013 la Disney
ha aumentato il merchandising (di tutti i suoi franchise) da 28.6 miliardi di
dollari a 40.9, diventando il primo licenziatario al mondo [11]. Il valore di
merchandising e licensing della sola divisione Marvel è stimato da Advertising Age nel
2012 in 6 miliardi di dollari, con accordi come quello con la Hasbro da 400
milioni di dollari [12]. Secondo l’Hollywood Reporter, con la gestione Disney il
licensing della Marvel è quintuplicato tra il 2009 e il 2014 [13]; Il solo
brand Avengers ha secondo dati diffusi da Variety generato vendite per 1
miliardo di dollari nel 2014 [14]. Il personaggio più redditizio in assoluto in
questo senso è Spider-Man, con 1.3 miliardi di dollari generati nel 2013 [15],
i cui diritti sul merchandising derivanti da film appartengono alla Disney dall’anno
precedente.
In quest’ambito la Warner ha un
ritardo ancora più evidente rispetto all’ambito meramente cinematografico,
piazzandosi al settimo posto nella classifica mondiale di licenziatari,
generando un giro di affari complessivo (quindi con tutti i suoi franchise,
non solo quello DC) di 6 miliardi di dollari [16]. I suoi personaggi supereroistici più forti
sono Batman con 494 milioni di dollari generati e Superman con 277 milioni nel 2013,
alle loro spalle in casa DC praticamente il vuoto [17].
L’impressione è dunque che la Warner
abbia accumulato un ritardo notevole sulla Disney nello sfruttamento
orizzontale e verticale dei suoi cinecomics e inoltre pare perseverare in una
strategia produttiva assai diversa da quella della Disney. Con il
primo capitolo degli Avengers e Iron Man 3, con cui la Disney ha chiuso la cosiddetta fase
1, sembrava essersi affermato il paradigma del film da megabudget con almeno
200 milioni di soli costi di produzione. Questo è stato il modello a cui la Warner
è stata fedele con film come Lanterna Verde, Man of Steel, lo stesso Batman vs Superman.
Lo stesso ha fatto la Sony con i due film di Amazing Spider-man. La Disney, che
sembrava aver “aperto” la strada a questo tipo di produzioni ha usato invece
tutt’altra tattica. Produzioni del genere sono enormemente rischiose, per tutte
le case di produzione, nessuna esclusa: il capitale investito è troppo alto, i
primi dollari utili vengono guadagnati a cifre da capogiro, il singolo flop può
vanificare anni di programmazione (perché l’altra parola chiave imposta dalla
Disney è la serialità e l’interconnessione tra film). La Disney in verità le
mette in pratica con accortezza, solo quando oltre al risultato del box-office e
del merchandising il film può garantire una capitalizzazione in termini di
personaggi, una reale affezionamento del pubblico ai personaggi e ai suoi
attori iconici, un effetto traino. Nel creare un legame pubblico-attore-personaggio, la Disney ha
avuto una capacità encomiabile, che l’ha posta in ulteriore vantaggio sui suoi
avversari.
La strategia è stata quindi quella di abbassare le produzioni, con
un risparmio sul costo totale tra il 15% e il 45%, e garantirsi comunque dei risultati
medio-alti in termini di Cash on Cash return. Con un rischio di capitale
nettamente inferiore, la Disney ha scelto di creare pellicole come Ant-Man,
Guardians of the Galaxy, Captain America: The Winter Soldier che come profitto
netto non saranno lontani da quello di Batman vs Superman, se non addirittura
superiori. Ecco l’ultima delle tabelle che vi propongo, che rende chiaro quanto detto:
Ipotizzando un incasso di 1 miliardo
di dollari in tutto il mondo, Batman vs Superman: Dawn of Justice realizzerebbe
un profitto netto di circa 150 milioni, con un Cash on Cash returns di 1.26, vale
a dire una prestazione economicamente inferiore a un Captain America: The
Winter Soldier per cui la Disney ha investito e rischiato un capitale inferiore
del 25%. E se si considera che Batman vs Superman dovrebbe avere un effetto
trainante sugli altri film, emerge quanto il dato non sia entusiasmante.
Quello che è in atto è un ripensamento
delle strategie di produzione e dei rapporti tra le varie parti della vita
commerciale di un prodotto - da cui al momento la Warner sembra essere lontana
- che sembra condannare l’idea del grande kolossal così come è nato negli anni ‘90,
portando a un ridefinizione delle pellicole d’intrattenimento a spiccata vocazione
commerciale.
È tutto.
Come sempre, grazie per l'attenzione.
Come sempre, grazie per l'attenzione.
Vi ricordo di seguire la pagina facebook.
Alla prossima.
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[1] Un esempio eclatante: il decimo
di pollice che nel sistema metrico corrisponde a 0,254 fu approssimato a 0,25.
Questa lieve approssimazione, applicata ai chip, fece sì che chip-cloni
prodotti dai sovietici erano leggermente più piccoli rispetto a quelli che
circolavano nel resto del mondo, quindi impossibile da utilizzare nelle schede
madri del resto del mondo e dunque non esportabili in nessun luogo.
[5] https://issuu.com/pmcderek/docs/no._1_star_wars?e=5873864/34394576#search
[8] È stato escluso Amazing
Spider-man che non esordì nel weekend ma il martedì.
[9] Dati tratti da boxofficemojo.
[11] http://www.licensemag.com/license-global/top-150-global-licensors-0
[12] http://adage.com/article/media/avengers-bulking-6-billion-marvel-licensing-machine/234572/
[13] http://www.hollywoodreporter.com/news/superhero-earns-13-billion-a-748281
[14] http://variety.com/2015/film/news/marvels-merchandise-plan-for-avengers-age-of-ultron-make-the-big-bigger-1201449832/
[15] http://www.hollywoodreporter.com/news/superhero-earns-13-billion-a-748281
[16] http://www.licensemag.com/license-global/top-150-global-licensors-0
[17] http://www.hollywoodreporter.com/news/superhero-earns-13-billion-a-748281
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